Si fatica tanto per arrivarci ma poi si può perdere tutto in un attimo: l’Inps sta chiedendo i soldi indietro a migliaia di pensionati. Vediamo cosa sta succedendo.
E’ un traguardo difficile da raggiungere ma anche una volta raggiunto, si può perdere tutto in un attimo: la pensione ormai sta diventando un miraggio. I lavoratori la vedono allontanarsi progressivamente mentre i pensionati, di questi tempi, possono perdere l’assegno per un errore banalissimo.

Eh già: basta un errore banale commesso non per malafede ma per poca conoscenza di alcuni cavilli e si può perdere il proprio assegno Inps. Non solo, il peggio è che l’Inps chiede indietro anche tutti i soldi erogati fino a quel momento. Questa situazione tragica è quella in cui si trovano migliaia di pensionati in Italia che rischiano di finire sul lastrico.
L’Inps ha inviato parecchie lettere e a tanti viene richiesto di restituire cifre importanti che non sanno da dove andare a prendere visto che, con l’attuale costo della vita, mettere da parte qualcosa sembra essere diventato impossibile. Nel prossimo paragrafo vediamo chi rischia di ricevere una di queste lettere e di passare, dunque, guai seri.
Ecco chi rischia di perdere la pensione
Tempi durissimi per migliaia di pensionati che stanno ricevendo lettere da parte dell’Inps. Costoro si vedranno sospendere immediatamente l’assegno mensile ma non solo: dovranno anche restituire indietro un mucchio di soldi. Ma che cosa sta succedendo? Di seguito vediamo chi sono i pensionati a rischio.

Coloro che sono andati in pensione qualche anno prima sfruttando una delle pensioni a Quote – Quota 100 o Quota 102 o Quota 103 – oppure Ape sociale, devono stare bene attenti perché l’Inps potrebbe sospendere il loro assegno mensile e chiedere loro la restituzione di un anno intero di pensione. Il motivo? Non tutti lo sanno ma chi accede alla pensione con suddette misure, non può tornare a lavorare, nemmeno se l’assegno fosse bassissimo e insufficiente per vivere.
Chi accede alla pensione con la pensione di vecchiaia ordinaria o con la pensione anticipata ordinaria o con Quota 41 può rimettersi a lavorare anche il giorno dopo sia come dipendente che come libero professionista. Invece chi opta per Ape sociale o per una delle pensioni a Quote non potrà ritornare a lavoro né come dipendente né aprendo una P. Iva né con contratto in ritenuta di acconto. Ammesso solo il lavoro autonomo in forma occasionale per un massimo di 5000 euro lordi all’anno.
Diversamente l’Inps prenderà provvedimenti drastici: sospenderà l’assegno e chiederà indietro un anno intero di pensione. Fortunatamente questo paletto non dura per sempre. Una volta che il soggetto raggiunge l’età per la pensione di vecchiaia – che, al momento corrisponde a 67 anni – allora, se lo desidera, potrà rimettersi al lavoro.