Fedez attacca velatamente (non troppo) Ghali, in seguito alla sua accusa di omertà contro i colleghi. Il tema è ancora una volta il conflitto israelopalestinese.
3 ottobre, Ghali al vetriolo contro i colleghi. Pubblica uno scatto che lo ritrae ancora bambino e denuncia la degenerazione del rap. Anzi, ne sentenzia la morte. La causa? L’omertà di molti sul conflitto israelopalestinese e la volontà di non volersi esporre. Qualcuno perché disinteressato, qualcun altro perché intimorito da eventuali ripercussioni in ambito professionale.

Guè e Fabri Fibra rispondono. Il primo esplicitando il suo sostegno silenzioso, tradotto in donazioni benefiche. Il secondo dichiarando, senza rancore, che la sua reazione è comprensibile. E poi c’è Fedez che, non troppo velatamente, commenta: “Non fare la morale agli altri”.
Ghali all’attacco, Fedez prepara la sua arringa di difesa
Una riflessione fondata sui fatti. Questa volta Fedez non attacca con frecciatine e prese di posizione sarcastiche, ma articola un pensiero che forse vede diversi colleghi d’accordo. Non si ferma infatti la polemica scaturita dal post-denuncia di Ghali, diffuso come da tradizione sui social: “Il silenzio dei rapper ha ucciso il genere”. Un’accusa che si rivolge a tutti gli artisti che si sono rifiutati di esporsi in merito al conflitto israelo-palestinese.

Durante una puntata di Pulp Podcast, progetto che Fedez condivide con Davide Marra, il rapper milanese ha espresso la sua opinione riguardo l’attacco del collega. I due si conoscono da moltissimi anni. Risale al 2010 la prima collaborazione, che poi proseguì l’anno seguente. All’epoca Fedez si occupava effettivamente delle tensioni mediorientali, che – ricordiamo – hanno messo radici da quasi 80 anni in tutta l’area. Ghali invece si occupava prettamente di politica italiana, razzismo e affermazione della propria identità.
L’artista tunisino, inoltre, avrebbe pubblicato il famoso post dalla Fashion Week di Parigi. Un paradosso, secondo Fedez. Il rapper-imprenditore è entrato quindi nei dettagli: “Mentre dicevi stop al genocidio, facevi una collaborazione a Sanremo con Ikea, hai fatto gli spot per McDonald’s” – e si concede una frecciatina pungente – “Io spero vivamente che questo post non sia l’annuncio di un nuovo singolo. Perché se fosse veramente l’annuncio di un nuovo singolo tu passeresti dallo stop al genocidio allo spot al genocidio”.
Il diretto interessato non ha risposto. Forse perché, come spesso ha fatto, lascia che sia la sua arte a parlare. Dopotutto è quello il suo linguaggio e dunque, anche qualora uscisse un singolo che parla della Palestina, sarebbe un problema? È questa la domanda che molti si sono posti tra i commenti del video di Pulp Podcast su Youtube.