Capitolo pensioni cruciale nella prossima Legge di Bilancio 2026, con il Governo che sta valutando diverse ipotesi.
Il Governo vuole migliorare il sistema, in particolare per le nuove generazioni. Una delle proposte più accreditate e di grande impatto riguarda la gestione e la valorizzazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR).

L’obiettivo della prossima Legge di bilancio è duplice: garantire pensioni future più robuste e, per i lavoratori che ricadono nel sistema contributivo, rendere più agevole il raggiungimento dei requisiti minimi di accesso alla pensione di vecchiaia. La novità più discussa sul tavolo del governo Meloni, è l’introduzione del silenzio assenso “al contrario” per i neo assunti a partire dal 2026. Attualmente, il lavoratore ha sei mesi per decidere dove destinare il proprio TFR; se non si esprime, per le aziende sopra i 50 dipendenti, il TFR confluisce nel Fondo di Tesoreria INPS. Silenzio assenso, appunto.
Il nuovo meccanismo ,invece, invertirebbe l’automatismo: il TFR dei nuovi lavoratori andrebbe automaticamente alla previdenza complementare (fondi pensione) fin dal primo giorno, a meno che l’interessato non dichiari formalmente, entro un periodo stabilito (forse sei mesi), di volerlo mantenere in azienda.
Nuova Legge di bilancio: capitolo pensioni e TFR
La mossa del governo è volta a incanalare un flusso costante di risorse verso i fondi pensione, i cui rendimenti sono in genere superiori rispetto alla rivalutazione del TFR lasciato in azienda o depositato nel Fondo di Tesoreria INPS.

Il risultato desiderato è un assegno pensionistico finale più sostanzioso per le future generazioni. Inoltre, l’accumulo nel fondo complementare aiuta molti a raggiungere il requisito soglia per accedere alla pensione di vecchiaia contributiva al raggiungimento dei requisiti anagrafici, un requisito non sempre scontato nel sistema contributivo puro.
Un’altra opzione inizialmente valutata, ma che non sembra aver trovato consenso, soprattutto da parte delle organizzazioni sindacali, era quella di far confluire le quote maturate di TFR direttamente verso l’INPS. L’obiettivo era potenziare il montante contributivo in gestione all’Istituto, ma l’idea ha suscitato forte dissenso e perplessità sulla sua reale efficacia. L’introduzione del silenzio assenso al contrario per il TFR dei neo assunti testimonia la volontà del Governo di intervenire strutturalmente sulla previdenza integrativa, considerata cruciale per la sostenibilità futura e l’adeguatezza degli assegni pensionistici, soprattutto per i giovani che saranno interamente o prevalentemente nel sistema contributivo.
La misura, che riguarderebbe migliaia di lavoratori ogni anno, punta a responsabilizzare indirettamente i neo assunti sulla necessità di integrare la pensione obbligatoria, assicurando loro migliori prospettive economiche per la vecchiaia.